Lui è papà Enzo e fa l’allenatore. L’altro è il figlio Massimiliano, ma siede anche lui in panchina. Il loro sogno? Incontrarsi uno di fronte all’altro. Sono Enzo e Massimiliano Sabbadin. Passato, presente e futuro del calcio dilettanti veneto. Il destino ha riservato per l’annata in corso una sorta di passaggio di consegne tra i due, con papà Enzo (62 anni) costretto al palo e Massimiliano (40 anni) in panchina, con i colori della Solesinese, in Promozione. «Enzo Sabbadin non molla - tuona il decano degli allenatori veneti - Sono 34 anni che alleno e non pensavo di trovarmi a casa. Ora spero di trovare presto una panchina, magari nel girone di mio figlio per incontrarlo. E’ il mio sogno. Però lui non deve farsi cacciare». Replica il figlio Massimiliano. «Sarebbe curioso affrontarlo. Sono appena cinque stagioni che faccio il mister. Mio padre è un decano e mi ha insegnato molto. Ha trasmesso la sua passione e la sua abnegazione». Una vita insieme per i due Sabbadin, nel lavoro e nello sport. Padre e figlio passano la giornata fianco a fianco in una bancarella di tessuti. E insieme hanno vissuto tappe importanti, in simbiosi, anche nel mondo del calcio: «L’ho sempre avuto al mio fianco - confessa Enzo, che in carriera ha allenato tra le altre Monselice, Rovigo, Noale, Dolo, Mestre, Mestrina, Miranese, Tombolo, Trebaseleghe, Fossò, Mogliano Veneto, Ponte delle Alpi, San Polo di Piave - Da piccolo, ricordo che entrava negli spogliatoi e mi faceva già delle confidenze. Lui puliva le scarpe ai giocatori più bravi. Era un fanatico di Gianfranco Fonti, attuale allenatore dell’Albignasego, e al Dolo gli ha pulito più di qualche volta le scarpe». Il figlio d’arte confessa: «Mio padre mi ha trasmesso la sua serietà e l’importanza degli orari - afferma Massimiliano, ex tecnico di Schio, Bassanello, Zero Branco - Comunque ho avuto modo di imparare molto anche dagli altri allenatori che ho avuto, come Capuzzo, Onofri, Cadregari». Due generazioni a confronto sul piano tecnico. Enzo, nato con il modulo a uomo; Massimiliano, esperto della zona moderna: «Faccio il 4-4-2 classico ed ho dovuto adattarmi alla scomparsa del libero.- commenta Enzo - Lui fa un moderno 4-3-3. Molto spesso vediamo il calcio in maniera diversa. Gli ho insegnato che bisogna saper accettare la sconfitta». Enzo è anche un anti-Mourinho: «Amo Liedholm, Zeman, Zaccheroni. Vorrei vedere Mourinho allenare la Mestrina. Non saprebbe cosa fare. I Mourinho, Capello, Lippi sono bravi, perché allenano grandi squadre. Mourinho spara a zero, perché ha tutti nazionali tra le mani. E’ gente che non ha fatto la gavetta, come magari il buon Zaccheroni». Un difetto per Massimiliano? «E’ uno che non si fa molto amare nell’ambiente, perché dice sempre quello che pensa. E’ sia un pregio, che un difetto. Alla fine anche lui è come Mourinho, perché dice delle verità come le dice Mou». Tra una verità e l’altra intanto Enzo si diverte a fare l’osservatore personale per il figlio. Federico Franchin.